Ultima modifica: 14 febbraio 2020
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INVALSI e Alternanza diventano obbligatori per l’accesso agli Esami di Stato

Roma, 13 febbraio – L’estromissione dei risultati delle prove INVALSI dal curriculum dello studente rappresenta indubbiamente un passo in avanti per il pieno riconoscimento del ruolo dei docenti e degli organi collegiali della scuola quali unici responsabili della valutazione dei processi formativi degli alunni. Del resto, le prove INVALSI, concepite per altri scopi, non hanno nessun valore didattico.

Si tratta però di una scelta debole e residuale, non in grado di invertire la tendenza degli ultimi anni di un pesante rafforzamento dei test standardizzati per la valutazione degli apprendimenti. Infatti, le prove INVALSI diventano obbligatorie per l’accesso all’Esame di Stato. Tale scelta è quest’anno davvero incomprensibile visto che il curriculum dello studente, documento il cui format non è ancora noto ma che dovrebbe associare il profilo dello studente ad una identità digitale, non sarà nemmeno utilizzato. Per questo ribadiamo la richiesta di eliminazione delle prove INVALSI come requisito di accesso all’esame e il superamento dei test censuari.

Persino più grave è la situazione dell’alternanza scuola lavoro, ora PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento). In questo caso la frequenza è obbligatoria per l’accesso, il colloquio dell’esame prevede una parte rilevante dedicata a questi percorsi e, nel futuro curriculum dello studente saranno indicate le competenze, le conoscenze e le abilità, anche professionali, acquisite nelle attività di PCTO, anche ai fini dell’orientamento e dell’accesso al mondo del lavoro.

Si tratta da un lato, di scelte sbagliate e, dall’altro, di forzature che non rispettano l’autonomia progettuale delle scuole e le diverse condizioni economiche e produttive del territorio. Perfino le recenti vicende legate alle condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro denunciano l’errore di una attività che diventa stimolante e produttiva se scelta e programmata dai docenti e si trasforma in esperienza negativa se è obbligata e imposta dall’alto.

Su questo tema chiediamo un deciso cambio di rotta.