Le Intese sull’autonomia differenziata sanciscono la fine del sistema d’Istruzione nazionale e tradiscono clamorosamente l’Intesa sottoscritta a Palazzo Chigi
A leggere il testo delle Bozze di Intesa fra Governo e tre Regioni del Nord sulla cosiddetta autonomia differenziata, in modo particolare quelle riguardanti Lombardia e Veneto, in materia di scuola e istruzione, vi è una sola valutazione possibile: testi irricevibili, inaccettabili e da respingere senza alcuna incertezza.
In quelle Intese, infatti, viene sancita la fine del nostro sistema educativo nazionale di istruzione e formazione che viene sostituito da un fantomatico “sistema educativo regionale di istruzione e formazione”.
Personale, contratti di lavoro, mobilità, concorsi, organizzazione, valutazione, rete scolastica, università, fabbisogni di organico, formazione, diritto allo studio universitario e non, condizioni per riconoscere la parità scolastica, organi collegiali, ricerca scientifica e tecnologica, tutto ciò che oggi è regolato dalle leggi nazionali e dai contratti, viene intestato alla Regione.
E i dirigenti scolastici, tanto perché non esistano equivoci su dove si vuole andare a parare, vengono da subito dichiarati direttamente dipendenti dall’Assessore regionale all’Istruzione.
Il testo assume poi il tono della beffa laddove non si stanca di ripetere ad ogni passo: “nel rispetto dei principi fondamentali delle leggi dello stato”, “nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”, “nel rispetto dei contratti nazionali di lavoro del comparto scuola e della dirigenza scolastica”. Parole vuote, che cozzano con i contenuti delle Intese.
Al Presidente Conte ricordiamo che non una di quelle proposizioni contenute nelle Intese in materia di Istruzione può essere ritenuta compatibile con l’Intesa da lui sottoscritta con noi il 24 aprile 2019 a Palazzo Chigi. Le lavoratrici e i lavoratori del mondo dell’Istruzione e della Ricerca sapranno trarre le dovute conclusioni circa il tasso di affidabilità del governo.