Libertà di insegnare, una questione nazionale
È stato messo sotto attacco un diritto fondamentale, quello garantito dall’articolo 33 della Costituzione, il diritto a insegnare, a farlo con la libertà d’insegnamento, che è indispensabile per formare i cittadini. “Tutto questo, è avvenuto con l’intervento della Digos in una scuola di Palermo, ai danni della professoressa Dell’Aria. Per solidarietà nei suoi riguardi e a difesa della libertà di pensiero, domani, 23 maggio, si svolgerà una giornata di mobilitazione, con una grande assemblea pubblica voluta dai sindacati della scuola nel capoluogo siciliano. La reazione da parte di tutti è stata immediata, non solo dei sindacati della scuola, ma dell’intera società civile. E il caso è rapidamente divenuto una questione nazionale”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, oggi ai microfoni di ‘Italia parla’, rubrica quotidiana di RadioArticolo1.
“Leggere Il diario di Anna Frank a scuola si è sempre fatto e si continuerà a fare, perché vuole essere un pretesto per parlare di mondo e politica nelle aule scolastiche. Con la nostra iniziativa unitaria di domani, vogliamo riaffermare la mission della Costituzione nella scuola, temi su cui abbiamo costruito il nostro ultimo congresso nazionale. Sempre in tema di agitazioni, ieri è partita la mobilitazione nazionale contro l’autonomia differenziata voluta dal governo, che durerà quattro giorni ed ha un legame strettissimo con quanto accaduto a Palermo. Ovvero che si eserciti un vero e proprio controllo politico sulla scuola. L’autonomia differenziata porta con sé il controllo della dirigenza scolastica da parte della politica regionale. Vuol dire intervenire direttamente sulla libertà d’insegnamento”, ha rilevato il dirigente sindacale.
È fondamentale partecipare alle elezioni europee per cambiare l’Unione, non nel senso di rafforzare nazionalismi e sovranismi, ma di costruire una grande comunità sovranazionale democratica che metta al centro temi sociali, dignità delle persone, salari, diritti fondamentali. “Questione democratica e sociale stanno insieme, ma in Europa gli anni della crisi hanno creato le condizioni perfette per arrivare a una situazione simile a quella della repubblica di Weimar. Sono molto preoccupato: temiamo l’inclusione dell’Europa, ma paventiamo anche l’Ue così com’è”, ha osservato il leader Flc.
Riferito al settore, il problema del salario è rilevantissimo, essendo stato sottovalutato per anni. Al culmine della carriera, un insegnante italiano prende 33.884 euro l’anno, contro 45.472 del collega francese e 40.783 di quello spagnolo. “Il riconoscimento professionale deve essere prioritario per il governo, come lo sarebbe dovuto essere per gli esecutivi precedenti. Abbiamo stilato un accordo politico con il presidente del consiglio Conte, in cui c’è scritto che bisogna rinnovare il contratto, arrivando a una cifra vicina alla media salariale Ue. Perciò, abbiamo sospeso lo sciopero generale di categoria, già convocato unitariamente, e ci apprestiamo a riprendere il confronto col governo. Le vere risposte sulla scuola non vengono dall’autonomia differenziata, ma dal riaffermare la sua mission costituzionale, garantendo la libertà d’insegnamento e vedendo la vita scolastica come una comunità partecipata di studenti, docenti e personale Ata”, ha concluso il sindacalista.