Ultima modifica: 26 novembre 2018
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Docenti con 3 anni di servizio: le soluzioni pasticciate del governo mettono in questione la professionalità e il lavoro di migliaia di docenti

Con questo approfondimento ritorniamo sul tema del reclutamento, con un focus sull’articolo 58 del Disegno di legge di Bilancio. La scelta del governo è quella di cancellare l’impianto del FITdicendo addio ai percorsi di formazione per l’accesso all’insegnamento e tornando ai concorsi abilitanti.

La fase transitoria per i docenti con 3 anni di servizio viene completamente cancellata, riservando loro solo un 10% di posti nella procedura del concorso. Inoltre il testo di proposta di legge si completa con alcune misure particolarmente rigide come il blocco di 5 anni sulla scuola e sul profilo di immissione in ruolo, la previsione di accesso al concorso su sostegno solo per chi ha già la specializzazione e la restrizione alla possibilità di concorrere solo su una classe di concorso per ogni ordine di scuola. Del tutto assente una misura che riguardi la fase transitoria utile a traguardare la messa a regime di un nuovo sistema di reclutamento.

Le nostre valutazioni

Anche la FLC aveva da subito auspicato l’abbreviazione del percorso di accesso all’insegnamento, troppo lungo nel caso del FIT, tuttavia la riforma Bussetti sacrifica totalmente la formazione e l’intero patrimonio di competenze che negli anni si era costruito attraverso la collaborazione tra scuola e università. E’ evidente che l’obiettivo principale è stato quello di realizzare ulteriori risparmi, dal momento che tutte le risorse allocate sul FIT ritornano nelle casse dello Stato. Le misure definite dell’art. 58 non offrono una soluzione né tempestiva né equa per la scuola e i precari: i docenti che in questi anni hanno garantito con il loro lavoro il funzionamento delle scuole vengono mortificati e le competenze acquisite da chi ha almeno tre anni di servizio completamente ignorate. Le restrizioni sull’accesso alle diverse classi di concorso sono assolutamente immotivate, mentre sul sostegno, dato che gli specializzati ad oggi sono pochissimi, si rischia di bandire un concorso che sarà privo di candidati.

Dopo tutto quello che è avvenuto in questi anni, la scuola non può permettersi ancora ritardi, errori e caos, come sta avvenendo nella vicenda dei diplomati magistrali e del concorso 2018. In diverse regioni la calendarizzazione delle prove è ancora in alto mare e migliaia di abilitati aspettano di essere assunti. I numeri delle immissioni in ruolo di quest’anno sono impietosi e non lasciano spazio alle interpretazioni: le cattedre che a settembre 2018 sono state lasciate prive di un docente assunto sono state 32.217, un numero enorme, più del 50% dei posti del contingente autorizzato dal MEF, concentrati per lo più nella scuola secondaria. A settembre erano da colmare più di 80.000 posti, fra organico di diritto, adeguamento all’organico di fatto e deroghe per il sostegno. Occorrono provvedimenti urgenti in materia di reclutamento, misure che consentano di assegnare ai ruoli i posti del contingente di assunzioni autorizzato già quest’anno e integrato dalle disponibilità del prossimo anno scolastico.

Le nostre proposte

Rivendichiamo una procedura semplice e breve che consenta ai tanti supplenti che da anni lavorano con contratti a termine di essere formati e assunti: la direttiva europea 1999/70/CE sancisce il principio che dopo 36 mesi di rinnovi contrattuali a tempo determinato il lavoratore ha diritto a essere assunto a tempo indeterminato. Pertanto ai supplenti con almeno 3 anni di servizio sprovvisti di abilitazione va garantito un percorso semplificato con una quota del 50 % sulla disponibilità dei posti messi a concorso. Bisogna definire misure che salvaguardino i lavoratori, senza metterli gli uni contro gli altri, valorizzando l’esperienza acquisita da parte di chi da anni permette alle scuole di funzionare lavorando con le classi e con gli studenti con disabilità.

Inoltre, anche questo governo opera con un metodo già noto: i provvedimenti descritti nel Disegno di Legge di Bilancio sono stati tutti definiti senza confronto con le organizzazioni sindacali, per cui si continua sul solco tracciato dal precedente governo con misure calate dall’alto senza ascolto delle parti sociali.

Come FLC CGIL abbiamo presentato emendamenti ad hoc su tutti i temi segnalati e daremo battaglia per sostenerli e difendere i lavoratori coinvolti.