Scuola, Pistorino (Flc Cgil): ‘con riforma Istituti Tecnici e Filiera tecnologica impoverimento istruzione’
La denuncia della Flc Cgil, che contesta duramente i due provvedimenti.
di Stefania Quaglio
Riforma dell’Istruzione Tecnica nel mirino dei sindacati della scuola. “Due riforme, stesso disegno e stesso risultato: un impoverimento dei livelli di formazione e istruzione generale, attività didattiche subordinate alle istanze formative legate al contesto socioeconomico di appartenenza, una frammentazione anche territoriale dei curricola e un forte rischio di creare professionalità già obsolete sul nascere”. E’ la denuncia della Flc Cgil che contesta duramente i due provvedimenti.
Per quanto riguarda la Riforma degli Istituti Tecnici, sottolinea all’Adnkronos Graziamaria Pistorino, segretaria Nazionale della Flc Cgil, “si tratta di una riforma molto pesante che modifica strutturalmente gli istituti tecnici, destinata a produrre l’impoverimento e il conseguente declino di questo importante segmento del nostro sistema di istruzione che oggi vede la crescita delle iscrizioni al 31% del totale. Le attività didattiche subordinate al contesto socioeconomico di appartenenza, disegnano un sistema di istruzione tecnica frammentato, con competenze utili oggi, ma già superate domani. La conseguenza più grave è la fine del sistema di istruzione nazionale, sgretolato in mille possibili curricoli territoriali”.
La riforma degli istituti tecnici e professionali del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, prevede, infatti, la riduzione dei quadri orari, impoverimento delle materie di base come italiano e matematica e più ore di alternanza scuola-lavoro, sono questi i punti cardine della riforma del Ministero. Il traguardo a cui mira Valditara è la costruzione di un nuovo impianto delle scuole superiori tecniche e professionali affinché studenti e studentesse possano essere pronti alle esigenze del mercato del lavoro. Appoggiata sia dalla maggioranza che da parte dell’opposizione, la riforma è duramente contestata dalla Flc Cgil che parla di “disastro annunciato” perché “confonde l’istruzione con l’addestramento professionale legato ai bisogni delle imprese e cristallizza le disparità già presenti nel Paese”.
“Stiamo massacrando il sistema nazionale di istruzione – evidenzia Pistorino – che verrà frammentato, spacchettato. Per cui un ragazzo che frequenta un istituto tecnico professionale avrà una formazione e opportunità diverse a seconda della regione di appartenenza”.
Stesso discorso per la “Filiera formativa tecnologica-professionale” che dovrebbe partire come sperimentazione dal 2024/25 e potrà coinvolgere fino a un massimo del 30% degli istituti tecnici e professionali attivi sul territorio regionale. “Taglio di un anno negli istituti professionali, modifica del curricolo in co-progettazione con le imprese e utilizzazione di esperti esterni al posto dei docenti – evidenzia Pistorino – vediamo una scuola impoverita ed esprimiamo una forte preoccupazione per la definizione di un percorso che riduce, con percorsi quadriennali e meno ore di studio il diritto all’istruzione dei ragazzi e delle ragazze, impoverendo il valore legale del titolo di studio. In sintesi – conclude – si confonde l’istruzione con l’addestramento legato ai bisogni delle imprese ‘ora e adesso’, senza garantire agli studenti gli strumenti fondamentali per affrontare le complesse sfide del mondo del lavoro e soprattutto l’evoluzione dello stesso”.
I punti cardine della riforma sono cinque: percorsi quadriennali, rilanciando in larga scala la sperimentazione delle superiori in quattro anni, anziché cinque, partita con Valeria Fedeli ma mai realmente decollata (oggi interessa appena 2/300 scuole in tutt’Italia). Apprendistato formativo e alternanza scuola-lavoro (potrebbe arrivare fino a 400 ore nel triennio. Docenze di esperti provenienti dal mondo produttivo e professionale per ampliare l’offerta didattica, in primis quella laboratoriale. Spinta all’internazionalizzazione con più scambi internazionali, visite e soggiorni di studio, stage all’estero, ma senza ulteriori finanziamenti per le scuole.
Il modello che dovrà rappresentare la nuova filiera è il “campus” che, a livello di singolo territorio o distretto produttivo, potrà offrire agli studenti più percorsi di studio (ulteriori dettagli arriveranno con successivi decreti ministeriali).La prima caratteristica della nuova filiera è l’introduzione di percorsi quadriennali più due ulteriori annualità negli Its Academy (modello 4+2). La formazione di base sarà quindi di quattro anni ma con tutte le caratteristiche dei percorsi quadriennali già vigenti (e a organici invariati), e obbligo di raggiungere gli obiettivi specifici di apprendimento e le competenze previste dal profilo in uscita del quinto anno di corso (entro il termine del quarto anno). Specifici accordi tra Usr e regioni (che hanno competenze sulla formazione professionale) potranno far nascere “campus” dove aggregare tutte le scuole tecniche e professionali del territorio, per dar vita quindi a un polo formativo legato alle esigenze specifiche dei territori.
Chi esce da un percorso IeFp regionale potrà iscriversi in un Its Academy, dopo una prova di valutazione predisposta da Invalsi.Un’altra caratteristica della nuova filiera, e in particolare del “campus”, sarà la flessibilità didattica e organizzativa per adattare il curriculo alle esigenze dell’impresa. La stretta connessione con il lavoro passa attraverso due elementi: il ricorso all’apprendistato formativo di primo livello (per studenti da 15 anni in su) e il potenziamento delle ore “on the job”.
Completano le novità della nuova “filiera formativa tecnologico-professionale” la forte connotazione internazionale (sempre a costo zero) e le docenze “esterne”. Grazie all’autonomia scolastica scatterà un costante incremento di progetti di partenariato, attività di scambio, visite e soggiorni di studio, stage all’estero. Spazio poi alla metodologia Clil (apprendimento dei contenuti delle attività formative programmate in lingua straniera) e agli esperti che arrivano direttamente dal mondo del lavoro e delle professioni: per determinati moduli didattici estremamente tecnici e attività laboratoriali si potranno chiamare docenti esterni che saranno assunti con contratti di prestazione d’opera annuali (o per il periodo di cui ce n’è bisogno), senza “intaccare” l’organico docente assegnato al singolo istituto e la titolarità dei docenti sulle cattedre.