Ultima modifica: 24 aprile 2023
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24 aprile 2023 – I Miei sette padri: presentazione del libro di Adelmo Cervi

Locandina I miei sette Padri

Ci domandiamo spesso che cosa significa essere partigiani nel 2023, esattamente 78 anni dopo che i nostri padri e le nostre madri hanno cantato per loro e per noi i canti della libertà e della liberazione.
Ora che quasi tutti i testimoni stanno scomparendo, tocca a noi il dovere di tenere viva la memoria e di farlo con molta convinzione perché i rigurgiti fascisti e razzisti non sono scomparsi, anzi, si stanno moltiplicando, magari solo per ignoranza della storia e per superficiale goliardia, ma quello che stiamo vivendo non è un bel momento. E chi ha la responsabilità di educare ha pure il dovere della memoria

Oggi come ieri, siamo convinti che il fascismo, ogni forma di fascismo, di prevaricazione, siano un crimine e non un’opinione.

Siamo profondamente convinti che 78 anni fa i partigiani ci regalarono con il loro sacrificio e la loro lotta, non solo la fine di un regime atroce, ma anche gli strumenti per costruire, pur nella diversità delle fedi politiche e delle esperienze di vita, un Paese nuovo. È a loro, soprattutto a loro che dobbiamo la nascita di una delle Costituzioni più belle del mondo.

78 anni fa i partigiani, uomini e donne, non si sentivano eroi, era normale schierarsi dalla parte della libertà, come ha scritto Tina Anselmi. La nostra normalità di partigiani del 2023 è sapere che la memoria che celebriamo oggi non è vecchia e neppure una operazione di nostalgia, ma lo strumento necessario per continuare a batterci contro ogni forma di ingiustizia del presente e per restare umani.

Partigiani oggi sono tutti quelli che hanno il coraggio di schierarsi con chi non ce la fa, con chi resta indietro, con chi viene considerato un’eccedenza del sistema. Partigiani oggi lo possiamo essere tutti noi se non abbiamo paura di guardare oltre le nebbie del momento e tornare a sognare un nuovo sole dell’avvenire, facendoci baluardo contro i nuovi razzismi più o meno striscianti e la violenza del potente contro il fragile.

Partigiani possiamo esserlo anche noi se superiamo l’individualismo, se non accettiamo passivamente la realtà dominante, se ripudiamo l’indifferenza, se non ci rassegniamo a tacere davanti a chi vuole portarci ad una normalità tossica, alla devastazione del pianeta, ad un sistema senza anima, a considerare i lavoratori semplicemente forza lavoro e non persone che lavorano.

Faccio mie, per concludere, le parole di un grande italiano: Davide Maria Sassoli nel suo ultimo discorso al Parlamento Europeo: “la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie. Auguri a noi, auguri alla nostra speranza

Don Marco Natali – Referente Libera Prato