Ultima modifica: 25 novembre 2022
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Amore tossico: un percorso di sola andata

Il 25 novembre giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

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Il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno ha pubblicato i dati dei femminicidi in Italia nel 2022: i numeri non ingannano e la neutralità della statistica parla, ad oggi, di una “flessione” di donne uccise in ambito familiare/affettivo.
Meno si sa circa le richieste di aiuto al numero di pubblica utilità 1522 o le segnalazioni per aggressioni domestiche e non; più vago ancora il quadro sulle violenze, su fenomeni come lo stalking, il revenge porn, le molestie, su abusi sessuali, manipolazione psicologica, ricatti.
Alcune storie cominciano da lontano e nella scuola docenti attenti e sensibili hanno spesso modo di intercettarle.

Il 25 novembre a Roma verniciamo di rosso una panchina

G. era una ragazzina di 15 anni inserita nella classe seconda di un istituto e proveniente da una prima superata al liceo classico. Vivace e comunicativa non aveva avuto problemi nel nuovo gruppo, forte di dimostrare a se stessa e ai genitori l’impegno con cui affrontava il cambio del percorso di studi.
Un anno scolastico brillante, passato con soddisfazione e buone valutazioni, ma nei tre mesi estivi è successo qualcosa di inquietante nella serenità trasparente di G.
La ragazzina si era ripresentata ad inizio lezioni seguendo un copione ben noto: l’isolamento nel banco singolo e lontano, il comportamento taciturno, la trascuratezza nell’igiene e nell’abbigliamento, il rifiuto di qualsiasi spazio condiviso, compresa la ricreazione. E le assenze, troppe assenze con giustificazioni dubbie.
Per le compagne e per i genitori il cambiamento era dovuto al fatto che G. aveva un ragazzo e si affacciava al complicato mondo delle relazioni affettive, con relativo carico di entusiasmo e malumore.
La realtà invece era un’altra, quella di un amore tossico, caratterizzato da prevaricazione, controllo maniacale, gelosia, dipendenza emotiva, fattori che inducono a squilibri, soprattutto nella fase di definizione della personalità, perché invadono gli spazi del sociale configurando un modello di rapporto concentrato all’interno della coppia, dove le differenze di potere annullano la volontà della parte più fragile.
G. era diventata vittima di una situazione imposta che le toglieva aria intorno, rendendola incapace di qualsiasi autonomia a partire dalla scelta di mettersi un po’ di rossetto sulle labbra.
Anche lo studio rappresentava un’area di libertà, prezzo di un ricatto che il giovane compagno esercitava con assidua determinazione, fino alla scelta più radicale. G. non finì l’anno scolastico e si “disperse” dalla scuola, nonostante i tentativi di docenti e compagni per indurla a riprendere il senso del suo futuro.
Nell’età in cui la vita è proiettata avanti, l’annullamento della personalità per compiacere all’attenzione ossessiva maschile assume i contorni drammatici di un percorso di sola andata, in cui il rischio è quello di entrare in un ciclo di prevaricazioni senza più poterne uscire.

Anche questo serve per analizzare il grave fenomeno della violenza di genere, cogliendo i segnali d’allarme della dipendenza precoce nella relazione: storie così sono ricorrenti nella loro gravità e farle emergere serve ad evitare la percezione distorta che spesso i fatti di cronaca limitano solo al racconto finale della tragedia