Scuola, abolizione voto numerico nella primaria: dato positivo in contesto legislativo che continua a preoccuparci
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Roma, 29 maggio 2020 – All’interno del maxiemendamento al DL Scuola approvato ieri in Senato c’è un provvedimento fortemente voluto e sostenuto, con tutte le modalità e in tutte le sedi, dalla FLC CGIL: l’abolizione del voto numerico nella scuola primaria.
Un provvedimento necessario, dettato dalla situazione contingente, in cui la distanza ha reso pressoché impossibile la “misurazione” quantitativa degli apprendimenti, ma ancor più dal bisogno di recuperare quella cultura pedagogica democratica ispiratrice delle grandi riforme che, a partire dagli anni 70, hanno fatto della scuola primaria italiana un modello di inclusività e qualità nel panorama internazionale, almeno fino ai primi anni 2000.
Pur rappresentando un importante passo avanti, resta incomprensibile che il provvedimento venga rinviato al 2020/21, costringendo i docenti a utilizzare ancora in questo anno scolastico uno strumento di valutazione assolutamente inadeguato a valorizzare i percorsi di ciascun alunno, tenendo conto delle condizioni di partenza, dei processi e dei contesti in cui l’apprendimento è maturato.
La facoltà di ridiscutere i criteri di valutazione, già previsti nel Piano dell’Offerta Formativa, resta comunque in capo ai Collegi e i docenti ben sanno quanto le bambine e i bambini siano stati messi a dura prova dalla “distanza” e come tutte e tutti meritino il massimo dei voti come riconoscimento di un percorso che si è rivelato pieno di ostacoli e di un debito che la scuola ha maturato nei loro confronti.
Nonostante questo timidi avanzamenti, rimangono in campo tutte le ragioni che ci hanno portato alla proclamazione dello stato di agitazione: risorse insufficienti e provvedimenti inadeguati che non permettono alla scuola di assolvere al suo mandato costituzionale e, soprattutto, di recuperare oltre 4 mesi di sospensione dell’attività didattica. Con le procedure di reclutamento rinviate di un anno e modalità che non danno prospettive certe, la precarietà delle lavoratrici e dei lavoratori continuerà a essere la condizione su cui si regge il sistema scolastico e a incidere sulla qualità dell’intero settore, una situazione aggravata dall’ulteriore rinvio delle operazioni di immissione in ruolo.
Restiamo pronti allo sciopero e a tutte le forme di mobilitazione utili a richiamare l’attenzione sulla centralità della scuola per il sistema Paese.