Ultima modifica: 22 novembre 2024
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La FLC CGIL conferma la contrarietà alla sperimentazione della filiera tecnologico-professionale

Un progetto che apre ai privati nella programmazione e nella didattica e crea una formazione quadriennale ridotta (meno didattica generale e più PCTO e apprendistato). La FLC CGIL sollecita l’Amministrazione a esplicitare l’obbligo di approvazione del Collegio dei docenti

Il 19 novembre 2024 si è tenuto l’incontro di informativa sindacale sullo schema di Decreto ministeriale attuativo art. 25 bis, comma 2, DL 144/2024 – sperimentazione 4+2 per l’anno scolastico 2025-2026. A seguito dell’entrata in vigore della Legge 121 dell’8 agosto 2024 di “Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale”, si rende necessario aggiornare e rinnovare il DM 240/2023 che aveva previsto l’avvio della sperimentazione della filiera nello scorso anno scolastico. Ha introdotto l’incontro il Direttore generale Maurizio Adamo Chiappa, nominato di recente alla guida della neoistituita Direzione generale per l’istruzione tecnica e professionale e per la formazione tecnica superiore, che ha puntualizzato la finalità della sperimentazione come percorso che conduce a modifiche ordinamentali. Si tratta di costituire una quinta gamba, un aumento del sistema di istruzione, una filiera formativa finalizzata al percorso del 4+2 ovvero la possibilità di conseguire un titolo terziario non universitario, anche con lo scopo di utilizzare percorsi diversi per studenti con inclinazioni diverse. Infine, è stato comunicato che il ministero sta predisponendo un monitoraggio della sperimentazione in collaborazione con INDIRE.

L’impianto complessivo conferma la già denunciata torsione in senso lavoristico della riforma della Filiera. Si ribadisce la necessità di “soddisfare i bisogni formativi del sistema delle imprese”, mentre l’autonomia scolastica appare più strumentalizzata ai fini della flessibilità, che valorizzata nel senso della progettualità didattica e di ricerca. L’obiettivo è la formazione di professionalità funzionali alle aziende e sempre con lo sguardo rivolto ai PCTO e all’inserimento lavorativo, tralasciando la funzione formativa alla cittadinanza del sistema scolastico. Consideriamo grave l’ingerenza dei soggetti privati esterni nelle attività di coprogettazione dell’offerta formativa che in un sistema così strutturato finirà per dettarne le condizioni di gestione dal PTOF, all’organico, alla valutazione…). Rispetto all’impostazione della sperimentazione, è stata sottolineata la carenza di un impianto scientifico da adattare in modo coerente come modello, anzi, con le adesioni a bando e la progettazione lasciata alla creatività delle singole scuole, viene a mancare l’uniformità del dichiarato obiettivo di rilevare future caratteristiche ordinamentali a livello nazionale. Naturalmente, tale deregolamentazione apre alla frammentazione del curricolo progettato su base locale, mentre le istituzioni scolastiche perdono il ruolo di titolarità della programmazione delle attività di istruzione, rispetto al rapporto con le aziende e realtà produttive del territorio. Infine, l’idea di prevedere percorsi diversificati, distinti e separati già a partire dal primo biennio della scuola secondaria, tra chi è orientato a rimanere nel segmento terziario professionalizzante e chi è destinato a frequentare gli studi terziari universitari, appare come una canalizzazione precoce, inaccettabile per una scuola autenticamente democratica, chiamata a offrire pari opportunità di crescita.

Di seguito, nel dettaglio, le criticità rappresentate già presenti nel dm 240/2024. Le scuole dovranno:

  • garantire in 4 anni il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze previsti al quinto anno di corso, con l’evidente conseguenza di sottrarre tempi adeguati e distesi per l’apprendimento
  • progettare un’offerta formativa integrata dei percorsi quadriennali sperimentali e aderire a un “apposito Avviso nazionale” di selezione pubblica senza alcun criterio scientifico di sperimentazione (deregolamentazione più che autonomia scolastica)
  • potenziare e anticipare le ore dedicate ai PCTO già al II anno di studio, oltre a definire relazioni stabili con aziende del territorio e stipulare contratti di apprendistato, oltre a programmare attività laboratoriali svolte da soggetti provenienti dai settori delle imprese. Abbiamo ricordato che è in discussione il Ddl di “Conversione in legge del decreto legge 28 ottobre 2024, n. 160recante disposizioni urgenti in materia di lavoro, università, ricerca e istruzione per una migliore attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” che all’art. 8 c. 2, “Promozione della internazionalizzazione degli ITS Academy – Piano Mattei”, decurta  3,1 milioni di euro per l’anno 2024 per la promozione e la divulgazione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro all’interno all’attività scolastica e universitaria e nei percorsi di formazione)
  • garantire il conseguimento di certificazioni internazionali per le competenze linguistico-comunicative in lingua straniera, ma, come ormai consueto, dall’attuazione del decreto non possono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica né variazione delle dotazioni organiche.

Aggiungiamo, alcune specifiche criticità del nuovo decreto che abbiamo chiesto di modificare.

  • Al fine del rinnovo della sperimentazione al termine del primo ciclo sperimentale, comprensivo del percorso di istruzione e formazione secondaria e del percorso di istruzione terziaria negli ITS Academy non sarà più prevista una valutazione, ma un semplice parere, da parte dell’Osservatorio nazionale per l’istruzione tecnica e professionale(art. 4 cc.3 e 4)
  • Gli studenti che hanno concluso i percorsi quadriennali del sistema IeFP possono sostenere l’esame di Stato presso l’istituto professionale di filiera, statale o paritario, assegnato dall’ufficio scolastico regionale territorialmente competente, in deroga al sostenimento dell’esame preliminare (di cui al DL n. 62/2017 art.14, comma 2), e alla previa frequenza dell’apposito corso annuale di cui al DL n. 226/2005 art. 15, comma 6) (art. 8 c.2).
  • Mentre il DM 240/2023 prevedeva che alle classi sperimentali non possono essere accolte iscrizioni di studenti provenienti da percorsi di istruzione secondaria di secondo grado quinquennali, il nuovo provvedimento consente l’accesso agli studenti provenienti da percorsi quinquennali del medesimo indirizzo di studi e da percorsi di istruzione secondaria di secondo grado quinquennali previa valutazione positiva del consiglio di classe, tenuto conto della programmazione didattica e correlazione tra il percorso di provenienza e quello sperimentale (art. 10 c.3).
  • Le istituzioni scolastiche che hanno avviato i percorsi quadriennali sperimentali nell’anno scolastico 2024/2025 sono autorizzate ad attivare le classi prime anche per l’anno scolastico 2025/2026 e non necessitano di presentare ulteriore candidatura (art. 10 c.4), mentre le istituzioni scolastiche già autorizzate, che non hanno attivato i percorsi quadriennali per l’anno scolastico 2024/2025, possono attivare le classi prime dei percorsi per l’anno 2025/2026, limitatamente agli indirizzi di studio già autorizzati e non necessitano di presentare ulteriore candidatura. (art. 10 c.5)

Ancora una volta i tempi di approvazione del provvedimento relativo alla sperimentazione finiranno per creare forti criticità alla gestione delle iscrizioni e ai rapporti con le famiglie. Nell’arco delle poche settimane intercorrenti dalla promulgazione del decreto fino all’avvio delle iscrizioni al nuovo anno scolastico, nonostante le scorciatoie previste per chi aveva avviato il percorso lo scorso anno scolastico, le scuole che intendano avviare la sperimentazione devono comunque espletare una folta serie di adempimenti legati alle normali procedure di progettazione e di delibera. A tal proposito abbiamo sollecitato l’Amministrazione a ricordare esplicitamente ai soggetti interessati la necessità di prevedere l’approvazione dei percorsi da parte degli organi collegiali, per evitare il ripetersi di indebite pressioni sui dirigenti scolastici invitati ad aderire alla sperimentazione senza sottoporla all’approvazione del Collegio dei docenti.

Forti preoccupazioni condivise dal tavolo permangono rispetto al tema della salvaguardia degli organici, a partire da quelli degli insegnanti di sostegno, e dell’impatto complessivo di questa sperimentazione sull’intero sistema ordinamentale, già attraversato da profondi cambiamenti. L’Amministrazione, che ha immediatamente ribadito l’obbligatorietà della deliberazione collegiale, ha chiesto alle organizzazioni sindacali di inoltrare le osservazioni rappresentate nel corso dell’incontro.

La FLC CGIL ha confermato con coerenza la propria contrarietà rispetto alla sperimentazione della filiera che coincide con quelle della gran parte della comunità educante nel Paese, che sosteniamo quotidianamente anche mediante la bozza di delibera a disposizione delle scuole.

In allegato le memorie inviate dalla FLC CGIL.