Salvini e Valditara, i ministri dell’esclusione
Dopo le classi differenziali di Valditara proposto il tetto del 20% per i migranti nelle classi. Fracassi, FLC: “No a logiche discriminatorie nella scuola”.
Stefano Iucci
Prima le classi differenziali di Valditara ora il ministro Salvini che propone di ridurre dal 30 al 20% la percentuale massima di alunni migranti nelle classi. Poi a stretto giro di posta di nuovo Valditara che dà ragione a Salvini, dicendo che “le aule devono essere a maggioranza di italiani” perché “se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani”.
Terribile l’uso del termine “assimilazione”. E sempre con la scusa dell’inclusione. Singolare davvero: ogni volta si “esclude” facendo finta di accogliere. D’altra parte il duo è affiatato: si ricorderà che il ministro dell’Istruzione aveva scelto proprio Salvini per la presentazione romana del suo libro – La scuola dei talenti –, fortemente contestata da una parte del pubblico della libreria Mondadori.
Sulla questione è intervenuta con forza la Flc Cgil che con la sua segretaria generale, Gianna Fracassi, parla di “un’idea fuori dal tempo, un provvedimento che penalizzerebbe la provenienza da contesti migratori non tenendo minimamente in considerazione la composizione dell’attuale società e la funzione unificante della scuola”.
Un provvedimento peraltro inapplicabile, attacca la sindacalista, “se non sradicando dal loro contesto di vita e di relazioni decine di migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, che verrebbero dirottate in istituti scolastici lontani dalle loro abitazioni e dai loro compagni”.
Insomma, il contrario di ciò che un’inclusione richiederebbe che invece necessita di rispetto e naturalmente di risorse da investire nella scuola per “creare ambienti educativi di apprendimento che favoriscano il benessere e la crescita di tutte e di tutti”.
“Il ministro farebbe bene a occuparsi di ponti invece che di tetti. Nella scuola della Costituzione non c’è spazio per logiche discriminatorie”, conclude la leader della Flc Cgil.