Crisi energetica e chiusura delle scuole: le strane idee di alcune organizzazioni professionali
Se la scuola è una priorità, il risparmio energetico sia effettuato su altri settori della Pubblica Amministrazione
La corsa al rialzo del costo dei prodotti energetici sta gettando una serie di preoccupazioni su come si potrà affrontare l’inverno sia da parte delle famiglie che delle imprese: da più parti, comprese aree governative e politiche, si comincia ad ipotizzare la necessità di contenere i consumi. Risulta però davvero bizzarra l’uscita dell’Associazione Nazionale Presidi che propone di chiudere le scuole il sabato e sostituire quel giorno con la didattica a distanza. Proposta di cui nessuno ha reso partecipe la scuola, ma che viene lanciata da un’associazione professionale forse alla ricerca di permanente visibilità.
Riteniamo questa proposta sbagliata due volte. Intanto la chiusura del sabato riguarderebbe solo alcune scuole, visto che molte già lavorano su 5 giorni: con questo principio quindi si ridurrebbe l’orario anche alle altre scuole, sostituendolo con la didattica a distanza? In secondo luogo oramai tutti affermano che la didattica in presenza è insostituibile. Se quindi la scuola è una priorità per lo sviluppo del Paese, la didattica in presenza è il suo requisito essenziale. Il risparmio energetico è una necessità? Si individuino altri luoghi ed attività da cui ricavare risparmi, ma si lasci la scuola in pace. Come da noi denunciato più volte la pandemia ha colpito in maniera diretta con la malattia, ma ha colpito anche in maniera indiretta introducendo nella nostra vita elementi distorsivi come il distanziamento sociale. Questa pratica, necessaria per il contenimento del contagio in una fase dove serviva guadagnare tempo, ha prodotto effetti secondari sugli alunni di ogni ordine e grado: ecco perché abbiamo bisogno di più tempo scuola e abbiamo bisogno di personale straordinario per gestire questa nuova fase. L’organico “covid” andrebbe riconfermato proprio per poter affrontare il recupero del tempo durante il quale gli alunni non sono stati a scuola. La scuola non è una “spesa” ma un “investimento”, questo è il momento di investire, altro che chiudere il sabato! Stabilizzare i precari è un altro elemento che contribuisce al recupero degli apprendimenti,perchè la stabilità del personale influisce sulla qualità della didattica. Tra l’altro in alcune zone del Paese già si fanno i turni per andare a scuola, perché mancano o crollano le scuole, sarebbe il momento dunque di rendere alla scuola quanto è gli stato preso dal governo Berlusconi nel 2008, risorse tagliate e mai più recuperate.
Se passa il principio che per razionalizzare il riscaldamento si può chiudere la scuola, poi la si potrà chiudere per qualsiasi motivo, tanto da noi le emergenze non mancano, è già successo: si chiudono le scuole e si propone di fare la didattica a distanza (tanto è la stessa cosa!) perchè passa il Giro d’Italia, così si evitano problemi di traffico, oppure si chiudono perché c’è troppo vento e potrebbero cadere rami secchi e rappresentare un pericolo… Se passano questi principi la scuola è finita: invece lo stesso ministero nelle faq (la numero 6) di ieri ribadisce che la didattica è solo in presenza e che la fase di emergenza è finita. Insomma, la proposta dell’ANP è di una gravità assoluta. Si usino piuttosto i fondi del Pnrr per adeguare gli edifici scolastici, per l’efficientamento energetico e contro gli sprechi.