INVALSI: pericolosa l’ipotesi di utilizzare l’esito delle prove per etichettare gli studenti nei percorsi universitari
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Roma, 21 febbraio – L’idea, comparsa come indiscrezione su alcuni giornali, di associare all’esito delle prove Invalsi, come certificazione delle competenze acquisite durante gli anni scolastici, il futuro percorso universitario è completamente sbagliata e da rifiutare, perché chiaro sintomo di un concetto di valutazione malato, affetto dalla tirannia dei numeri a cui è soggetta la nostra società e che non risparmia neanche i ministeri e il Governo.
Le prove Invalsi hanno la funzione di fornire dati per la valutazione di sistema, ma non hanno, né hanno mai avuto, la pretesa e soprattutto la funzione di valutare le persone, né tantomeno gli studenti, siano essi nel percorso scolastico siano essi addirittura fuori da esso.
Inoltre l’Invalsi non risulta essere un ente accreditato per fornire certificazioni, linguistiche e/o disciplinari: è un ente di ricerca!
Peraltro, con una certificazione data dall’Invalsi e finalizzata anche a determinare degli ipotetici percorsi di recupero universitario, si svaluterebbe l’esito dell’Esame di Stato, derubricando a secondario tutto il percorso di crescita imbastito durante il periodo scolastico.
Abbiamo più volte ribadito la nostra posizione di avversione alla curvatura classificatoria che si vuole dare agli esiti delle prove standardizzate, anche in momenti di confronto pubblico sia con il Ministero che con l’Invalsi, restiamo stupiti pertanto di fronte a queste ipotesi così poco ortodosse e corrette nel metodo e nel merito.
Auspichiamo quindi che sia solo una boutade giornalistica e invitiamo invece il overno ed il Ministero a lavorare per definire un sistema di valutazione delle scuole efficace, chiaro, condiviso e trasparente, che rispetti la libertà di insegnamento, la sovranità in materia didattico-valutativa dei docenti e del collegio dei docenti e le autonomie scolastiche, e che fornisca al Parlamento tutti gli elementi necessari per valutare l’azione del ministero stesso e del governo nelle politiche scolastiche: ordinamenti, organici, stabilizzazione, rinnovo contrattuale. Il resto è propaganda che non fa bene a nessuno, ma soprattutto denuncia una grave mancanza di obiettivi strategici a media e lunga durata.