Ultima modifica: 25 marzo 2020
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I 3500 docenti che da oggi tornano studenti per noi

Riccardo Luna

Quando un giorno ci racconteremo l’anno del coronavirus, ci diremo che fu anche l’anno in cui i docenti sono tornati studenti. L’anno in cui hanno capito che avevano ancora qualcosa di importante da imparare. La didattica digitale. Come si gestisce una classe quando ciascuno dei tuoi studenti è un quadratino sullo schermo del computer, come conquisti la loro attenzione mentre magari ti seguono in pigiama dal letto, come fai una interrogazione o una verifica evitando di fare la figura del fesso perché dall’altra parte copiano o hanno in suggerimenti in chat. E soprattutto, come assolvi alla missione civica di far crescere quei ragazzi, le loro competenze e la loro maturità. L’ho presa larga perché è una impresa titanica. E quando ho detto che i docenti sono tornati studenti l’ho detto sapendo che se fai quel mestiere ti aggiorni di continuo, l’apprendimento della tua materia non finisce mai. Lo so. Ma qui non si tratta di aggiornarsi: si tratta di imparare un’altra lingua. Il digitale appunto. Ebbene quella che prende il via oggi è la scuola che non ti aspetti: in aula, virtuale, ci saranno oltre tremila docenti. Tremila e cinquecento. Che hanno risposto all’appello via Facebook di uno dei pionieri della scuola digitale, Salvatore Giuliano, preside del Majorana di Brindisi, fondatore della community Bookinprogress e per una breve stagione anche sottosegretario al ministero dell’Istruzione. Giuliano ha capito che con tutta la buona volontà, che c’è, alcuni professori non ce la stavano facendo, e non ce l’avrebbero fatta. E li ha invitati a imparare: ha creato “una scuola di futuro”, un corso accelerato per docenti che vogliono continuare ad essere prof anche in questi mesi. Hanno risposto in tremila e rotti, e ha dovuto chiudere le iscrizioni perché il modello non sarà uno che parla e tremila che ascoltano, ma tante classi da 25 prof ciascuno, guidati dai campioni nazionali delle didattica digitale, così da imparare davvero. Quello che è accaduto è eccezionale da tanti punti di vista, non ultimo il fatto che nel nostro Paese la formazione dei dipendenti la paga il datore di lavoro. Questo invece è tutto volontariato. Il dream team di Giuliano ha un rimborso spese orario finanziato dal Miur, ma i tremila e rotti docenti-studenti lo fanno gratis. Lo fanno per i nostri figli. E quindi per tutti noi.