Scuola e autonomia differenziata non sono compatibili. Il ministro Boccia e i presidenti delle Regioni ne prendano atto al più presto
Roma, 25 settembre – Il giro di consultazioni delle tre Regioni che hanno avanzato richiesta di autonomia differenziata promosso dal ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, se non altro ha il merito di far uscire la questione dalle segrete stanze in cui i precedenti governi l’avevano confinata.
E questo va a merito del ministro.
Ora, proprio grazie a questa “desecretazione”, i propugnatori dell’autonomia differenziata in materia scolastica, sono costretti a dire perché la vogliono.
E così apprendiamo dal presidente della giunta regionale lombarda, Fontana, che il motivo starebbe nella continuità didattica che l’ordinamento nazionale non assicura alle scuole lombarde. E che addirittura una sentenza costituzionale prevede che le regioni si organizzino, in tal campo, da sole.
Al presidente Fontana vogliamo dire che delle sentenze non vanno date interpretazioni di comodo. In nessuna sentenza della Corte è contenuta una cosa del genere. La eventuale distribuzione del personale di cui parla la Corte non ha nulla a che fare con i principi organizzativi che sono comunque di competenza statale.
Al ministro Boccia, invece, diciamo, che, pur apprezzando il metodo della trasparenza da lui avviato, ci attendiamo che egli dica con chiarezza che la scuola, in nessun suo aspetto, può subire misure regionalizzatrici.
La continuità didattica si fa con i concorsi regolari ogni due anni, con la eliminazione radicale del precariato, con un organico funzionale e con uno stipendio dignitoso e di livello europeo che induca i giovani laureati del Sud come del Nord a scegliere la carriera docente.
La scuola è il perno della coesione sociale e nazionale e nessuna autonomia differenziata è con essa compatibile: prima ne prendono atto tutti, i ministri, l’intero governo, i presidenti delle regioni del Nord come del Sud, è meglio è per il Paese e per il suo futuro.