Ultima modifica: 23 settembre 2019
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Esiti delle immissioni in ruolo dei docenti 2019/20: oltre 30 mila cattedre non assegnate

Secondo i dati forniti dal MIUR, quest’anno a fronte di un contingente pari a 53.627 posti, sono state effettuate 21.236 assunzioni, pari all’incirca al 40% delle disponibilità.

Il contingente, tra l’altro, era già stato ridotto dal Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) di 5 mila unità rispetto ai posti effettivamente disponibili, ragion per cui quelle cattedre si andranno a sommare a quelle che dovranno andare a supplenza.

Regione Accantonamenti su Provincia

(DM 631)

DDG 85/2018

(docenti che hanno superato 3 anno FIT 2018/19)

Contingente

2019/20

(già decurtato di 5000 unità dal MEF)

Nomine acquisite a SIDI
ABRUZZO 68 13 965 742
BASILICATA 118 56 426 338
CALABRIA 286 77 1.085 1.078
CAMPANIA 320 214 2.904 2.582
EMILIA ROMAGNA 519 332 5.028 3.041
FRIULI VENEZIA GIULIA 66 73 1.337 744
LAZIO 502 34 4.624 2.625
LIGURIA 223 230 1.745 1.002
LOMBARDIA 1.639 2.998 11.440 7.048
MARCHE 118 34 1.358 899
MOLISE 55 22 192 172
PIEMONTE 217 1.448 4.650 2.715
PUGLIA 350 143 2.106 1.731
SARDEGNA 66 160 1.828 898
SICILIA 204 142 2.137 1.530
TOSCANA 220 326 5.444 3.069
UMBRIA 60 6 746 542
VENETO 611 440 5.612 2.870
TOTALE 5.642 6.748 53.627 33.626

Fonte MIUR

Ai posti non attribuiti durante le nomine in ruolo bisogna sommare ulteriori 48 mila posti in deroga su sostegno e altri 12 mila posti di organico di fatto (entrambi autorizzati in aggiunta al cosiddetto organico di diritto), che andranno a supplenza con incarichi al 30 giugno. Infine i 10 mila posti dei pensionamenti di Quota-100, le cui pratiche sono state gestite tardivamente dall’INPS per cui i posti non sono rientrati nel contingente delle immissioni in ruolo.

Posti del contingente non assegnati posti non autorizzati dal MEF Deroghe su sostegno Organico di fatto Pensionamenti rimasti fuori dal contingente Totale
supplenze al 31 agosto 32.391 5.000 9.998 107.467

supple30 giugno

48.078

12.000

Le nostre riflessioni, le nostre proposte

Attraverso questi dati possiamo toccare la miopia del sistema di reclutamento, a cui manca davvero una visione d’insieme complessiva e programmatica.

In questo quadro l’avvio del decreto sui precari è il primo passo da compiere: un segnale da dare alla scuola.

Accanto alla procedura straordinaria va avviato il concorso ordinario, per dare risposte ai laureati e a coloro che non rientrano nei requisiti del concorso straordinario. Vi sono poi alcune criticità del nuovo sistema di reclutamento a regime, che andrebbero superate. Ad esempio i 24 CFU: pensati per dare una preparazione iniziale nel campo pedagogico/didattico, sono diventati lo strumento di un grande giro di affari che poco o nulla ha apportato in termini di formazione. Manca poi, nell’ambito del concorso ordinario, una solida formazione didattica per coloro che entreranno in ruolo, e questo è senza dubbio un passo indietro rispetto alla professionalità docente.

Non bisogna dimenticarsi dei docenti del concorso 2016 e 2018 che hanno pochi sbocchi nelle regioni in cui sono collocati in graduatoria, che potrebbero essere assunti fuori regione, rimuovendo il blocco di 5 anni su scuola che è una misura iniqua e un’invasione nel campo contrattuale della mobilità.

Va inoltre al più presto avviato un confronto con il MIUR, che ponga al centro alcune questioni rilevanti:

  • il tema delle MAD, che stanno mettendo in seria difficoltà il funzionamento delle segreterie
  • la definizione di contingenti adeguati per i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria
  • l’emergenza relativa al sostegno, in termini di cattedre scoperte e risposte da dare a specializzati e specializzandi che vorrebbero lavorare nella scuola stabilmente, vista la carenza che c’è in questo settore. Bisogna avviare, come nel 2013 un grande piano di stabilizzazione dei posti di sostegno, e individuare misure per assumere con procedure semplificate i docenti specializzati.

Nei prossimi giorni ritorneremo su questi argomenti con approfondimenti specifici.