Ultima modifica: 29 luglio 2019
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L’Italia contravviene le norme UE sull’utilizzo di contratti precari in tutti i settori pubblici, ivi compresi in via particolare i settori dell’Istruzione e della Ricerca

Una conferma di quanto da mesi proponiamo per la risoluzione di questa atavica contraddizione nelle campagne #StabilizziamoLaScuola e #RicercatoriDeterminati per la stabilizzazione dei precari della scuola e dell’università, così come nelle battaglie ancora oggi in corso negli enti di ricerca per l’adempimento da parte delle amministrazioni dell’applicazione dei commi 1 e 2 dell’articolo 20 del Decreto Madia.

Intere generazioni costrette a lavorare sotto ricatto nel sistema pubblico e dei servizi fondamentali a cui occorre dare risposta con l’impiego di risorse ingenti e un cambiamento profondo della normativa vigente sia sul versante del reclutamento che dei diritti: salari in ingresso, progressioni di carriera, maternità, permessi, ferie, malattia e welfare.

Il segnale che arriva dalla Commissione Europea non solo conferma i dati delle nostre indagini sul portato del fenomeno, ma certifica il ritardo con cui il Governo, nonostante le promesse, sta operando per apporre le dovute soluzioni.

La FLC CGIL chiede subito un piano di risorse pari ad 1 mld di euro in legge di stabilità per pre-ruolo unico e piano ordinato e ciclico di reclutamento sull’università, che sia dato seguito in tempi rapidi alla traduzione dell’accordo sui precari scuola in ordine ai concorsi straordinari e alle procedure di abilitazione, a implementare le risorse e a costruire un moral suasion nei confronti degli enti ancora restii a stabilizzare i precari della ricerca.
Un piano straordinario di assunzioni per stabilizzare tutti i posti di organico di fatto nella scuola.
Risorse contrattuali per innalzare le retribuzioni in ingresso.

Il ricorso legale per ricercatori a tempo determinato e assegnisti presso gli organismi europei va avanti ancora più forte e da settembre riprendiamo il piano di mobilitazioni per la tutela e la rappresentanza di tutte le forme di precarietà esistenti nei settori della conoscenza.