Decreto legislativo 65/2017: la Cabina di regia del MIUR stabilisca i criteri per il riparto delle risorse del 2018
La povertà educativa, troppo diffusa nel nostro Paese, è molto più che povertà di reddito, è spesso povertà di aspettative, di risorse culturali, di ambienti abitativi. L’insieme di queste condizioni condanna all’esclusione sociale, se lo Stato non mette in piedi un progetto di riconoscimento dei diritti imprescindibili che parta dall’infanzia e arrivi al superamento delle disuguaglianze.
La scuola dell’infanzia in Italia da sempre ha rappresentato una risposta ai bisogni educativi della popolazione, determinando una riconosciuta e sostanziale differenza con le scuole degli altri Paesi.
Eppure i provvedimenti legislativi che si sono succeduti dal 2008 in poi anziché sostenere la funzione della scuola dell’infanzia, hanno avuto l’effetto di depotenziarla. Infatti l’aumento degli alunni per classe, l’ingresso degli anticipatari, il blocco degli organici, la mancata sostituzione dei docenti nel primo giorno di assenza rischiano di comprometterne la strategia educativa e la sua funzione sociale.
Il Decreto legislativo 65 del 2017 sul sistema integrato 0-6 avrebbe potuto rappresentare il riconoscimento dovuto alla scuola dell’infanzia italiana, assegnando allo 0-3 la stessa funzione di formazione e di educazione ed estendendo a tutto il sistema, in modo armonico, gli effetti della Legge 62 del 2000 sulla parità scolastica.
Ad oggi questa occasione è mancata e i provvedimenti attuativi finora usciti hanno risposto a logiche di bilancio e di facciata, senza avere a riferimento l’articolo 1 del Decreto 65 che ne indica l’obiettivo primario di sostenere lo sviluppo delle bambine e dei bambini fin dalla nascita, per ridurre gli svantaggi culturali, sociali, relazionali.
La Conferenza unificata ha deciso di distribuire ai Comuni, tramite le Regioni, i 209 milioni previsti dalla prima tranche di stanziamenti del Decreto 65. Lo ha fatto in assenza delle linee guida pedagogiche che il MIUR avrebbe dovuto predisporre, insieme ad alcuni criteri di riparto che salvaguardassero il sistema. Il risultato è che i Comuni del Nord hanno ricevuto una fetta molto più consistente di quelli del Sud, colpevoli di avere “pochi” bambini da iscrivere ai nidi e alle scuole dell’infanzia e di aver “troppe” scuole dell’infanzia statali.
Dove sta il superamento delle disuguaglianze previsto dal Decreto 65, se le Regioni economicamente più deboli vengono abbandonate a sé stesse con criteri scientificamente decisi da Conferenza unificata e nello stesso tempo non si danno risposte adeguate neanche alle regioni del Nord.
Riteniamo che le procedure finora messe in campo per attuare il Decreto 65 non siano accompagnate da un adeguato ruolo della Cabina di regia, rappresentata dal MIUR, che deve modificare la rotta intrapresa dal Decreto attraverso due azioni fondamentali: la predisposizione delle linee guida pedagogiche per lo 0-3, la compilazione dei criteri di riparto della seconda tranche delle risorse che presto dovrà essere assegnata.
L’utilizzo dei fondi deve offrire una risposta ai diritti delle bambine e dei bambini sin dalla prima infanzia. Il MIUR deve vigilare affinché le risorse stanziate siano adatte a sostenere un’offerta pubblica qualificata, a generalizzare la scuola dell’infanzia in contesti educativi che rispondano agli stessi criteri in tutto il Paese.
Alla luce di tutto questo, in vista del riparto dei fondi, la FLC CGIL sollecita il MIUR a confrontarsi con le parti sociali. Partendo dagli obiettivi educativi del sistema integrato 0-6, dalla necessità del Paese di combattere le disuguaglianze, riteniamo fondamentale per la scuola dell’infanzia di allargare il tempo scuola, con la presenza della mensa in luoghi adatti alle bambine e ai bambini, di garantire la compresenza dei docenti e il potenziamento delle attività didattiche, di assegnare i bambini anticipatari alle sezioni primavera, soprattutto nei comuni dove mancano i servizi 0-3.