Nuovi accordi MIUR-sindacati per migliorare la qualità della nostra scuola
1. Chiamata per competenze, CCNI del 25 giugno 2018
L’istituto della cosiddetta chiamata per competenze o diretta, introdotto dalla legge 107/15, per fortuna ha potuto dispiegare per poco tempo i suoi effetti negativi sulla qualità dell’offerta formativa, a danno cioè dell’utenza e in ultima analisi dei destinatari finali e naturali del servizio scolastico, gli alunni.
Oggi, per via di accordo sindacale, in attesa di un intervento legislativo, ne rivendichiamo la cancellazione.
Infatti il meccanismo era tale da creare una forte polarizzazione fra scuole “forti” e scuole “deboli”, tanto che nel primo anno di sua piena applicazione abbiamo assistito al verificarsi di fenomeni davvero assai preoccupanti. Innanzitutto la concentrazione delle richieste solo in alcune scuole, naturalmente quelle meno problematiche, associata a una procedura farraginosa di definizione di criteri da parte del dirigente scolastico rispetto ai quali lo stesso dirigente esercitava discrezionalmente la scelta finale. Forti sono stati i rischi di innescare processi di chiamata più per “conoscenza” che non per “competenza”.
Anche perché la selezione dei docenti, all’origine, è tale, tramite l’acquisizione del titolo di studio e del concorso, che le competenze si presuppone siano patrimonio di tutti gli insegnanti.
Già le cose cambiavano, per l’intervento dei sindacati, nell’anno successivo. Al Collegio docenti – e non più al dirigente scolastico – veniva attribuito il compito di scegliere i criteri all’interno di una serie di titoli, più limitati e rigorosi, definiti a livello nazionale; veniva inoltre introdotta la facoltà di chiedere di nuovo singole scuole e non forzatamente un ambito da cui essere “chiamati”. Ma il meccanismo in sé risultava comunque produttore di ulteriori divaricazioni di classe (già operanti spontaneamente per meccanismi di squilibri sociali e territoriali) fra scuole di eccellenza e scuole di bassa qualità.
Alla base della scelta di FLC CGIL di superare la chiamata diretta non sta, come la vulgata interessata vuole far credere, solo la tutela del docente, ma soprattutto la tutela del diritto all’istruzione che va assicurata all’allievo.
Ogni bambino d’Italia ha diritto ad avere una prestazione uguale (lo dice la nostra Costituzione in modo specifico agli articoli 3, 33, 117), indipendentemente da dove egli nasca e cresca. La prima condizione, ritenuta necessaria, è costituita da un insegnante selezionato; e la selezione oggi prevista è quella che avviene con il conseguimento della laurea e con la vincita di un concorso. Fatta questa selezione, l’assegnazione alle scuole deve basarsi su un meccanismo oggettivo (il punteggio per le esperienze e per i titoli maturati) e non per scelte discrezionali con le quali a rimetterci sono i bambini e gli alunni delle famiglie più svantaggiate. Il perverso meccanismo della chiamata diretta metteva tra l’altro in discussione la continuità didattica.
Il Contratto, superando la chiamata diretta, che peraltro incrinava un fondamentale principio del nostro Stato come l’imparzialità dell’amministrazione, mette da parte un meccanismo che indulgeva a una visione classista della scuola e assicura ad ogni alunno d’Italia uguale diritto sociale all’istruzione su tutto il territorio nazionale.
2. Il bonus premiale, Intesa del 25 giugno 2018
Lo stesso discorso vale per il cosiddetto “bonus premiale” che poggiava su principi ingiusti e anticostituzionali, come la totale discrezionalità dell’amministrazione di attribuire salario ai lavoratori e l’esclusione da parte dei docenti con contratto a tempo determinato. Grazie alla fermezza del sindacato, il CCNL firmato il 19 aprile 2018 ha neutralizzato la valutazione premiale dei docenti voluta dalla legge 107/15. Lo ha fatto in due modi.
Il primo riconducendo una parte dei soldi del bonus all’interno del salario accessorio fondamentale (RPD) per tutti i docenti, supplenti compresi. Il secondo devolvendo la restante parte alla contrattazione integrativa di istituto. Questi interventi saranno finalizzati alla valorizzazione dei docenti e non più alla loro valutazione (parola che non compare mai nel lessico contrattuale).
Coerentemente con queste previsioni contrattuali, lo scorso 25 giugno sindacati e MIUR hanno sottoscritto un’Intesa sulla distribuzione delle risorse alle scuole a.s. 2017/2018, usando come principale parametro, contrariamente a quello usato dal Miur nei precedenti anni scolastici, i posti dell’organico dell’autonomia in sostituzione del numero dei docenti a tempo indeterminato in servizio nella singola scuola. Questa scelta operata dal Miur era unilaterale e disconosceva il valore del lavoro dei docenti a tempo determinato che sono a pieno titolo componenti del Collegio e fanno parte della comunità educante.
Leggi il commento unitario dei sindacati
3. Assegnazione provvisoria su posti di sostegno, CCNI del 28 giugno 2018
L’accordo MIUR/sindacati sulla mobilità annuale, sottoscritto il 28 giugno scorso, nel prevedere la possibilità per i docenti di ruolo con almeno un anno di insegnamento sul sostegno di poter chiedere l’assegnazione provvisoria su tali posti dati in deroga, pone un argine allo scriteriato sistema di reclutamento promosso su tutto il territorio nazionale dalla legge 107/15. Il Contratto permetterà di dare risposte concrete ad evidenti disagi familiari, consentendo l’avvicinamento alle proprie sedi di residenza, di un numero maggiore dei docenti senza penalizzare la qualità dell’insegnamento. Infatti sui posti dati in deroga, oltre 43.000, saranno assegnati prioritariamente, come da contratto, i colleghi specializzati o che stanno per specializzarsi e solo quei colleghi che hanno prestato servizio anche a tempo determinato per almeno un anno sul sostegno. I colleghi genitori di figli con disabilità o con meno di dodici anni avranno la priorità in tali assegnazioni.
Ci eravamo impegnati con la categoria a fare un Contratto per demolire la legge 107/15
Ebbene oggi, dopo la firma degli ultimi tre accordi, possiamo affermare che abbiamo superato ogni varco. Il CCNL “Istruzione e Ricerca” firmato il 19 aprile 2018, ha aperto una nuova strada che stiamo percorrendo per:
- cancellare il bonus
- cancellare la chiamata diretta
- superare ogni forma di esclusione e contrapposizione tra lavoratori creata dalla legge 107/15
- ridurre il disagio di migliaia di lavoratori e lavoratrici che sono stati sradicati dalle loro residenze familiari.
Il CCNL firmato il 19 aprile 2018 si conferma sempre più, ogni giorno che passa, strumento valido per abbattere la legge 107/15 e per ripristinare la dignità del lavoro docente e ATA. Una dignità calpestata da riforme invasive e autoritarie. È tempo di affermare un’idea di scuola con un suo “principio educativo” che abbia i suoi riferimenti ideali prima di tutto nei valori della Costituzione italiana e negli studi della pedagogia moderna.
Il Contratto, proprio sui temi più contestati e deleteri della legge 107/15, ha dispiegato così pienamente i suoi effetti, ripristinando la sovranità contrattuale in materia di salario e di mobilità. Argomenti che una concezione moderna dei rapporti sindacali ha voluto dai primi anni 90 sottrarre alla legge per ricondurli al Contratto che è strumento, rispetto alla legge, agile e flessibile, capace, in quanto tale, di trovare le soluzioni migliori ogni volta che l’organizzazione del lavoro e la funzionalità del servizio lo richiedano.