Contratto “Istruzione e Ricerca”: il Governo rispetti i patti e i tempi. Il 14 dicembre saremo di nuovo in piazza
La trattativa per il rinnovo contrattuale del comparto “Istruzione e Ricerca” di fatto non è neppure cominciata e già si fanno filtrare notizie che non lasciano presagire nulla di buono.
Anzi, ci arrivano voci secondo cui al comparto e in particolare al settore Scuola, non verrebbero destinati neppure gli 85 euro medi mensili pattuiti con l’Accordo del 30 novembre 2016 fra Governo e Sindacati, considerata l’esiguità della media retributiva sulla quale verrebbero calcolati gli aumenti contrattuali.
Ciò è inaccettabile.
Inaccettabile perché noi abbiamo chiesto risorse aggiuntive non solo per avvicinare gli stipendi del personale di questo comparto a quelli dell’analogo personale europeo, ma anche per recuperare quanto gli stipendi hanno perso in questi dieci anni di blocco salariale.
Inaccettabile perché in particolare gli stipendi dei docenti e del personale della scuola hanno subito un taglio reale medio del 7,3%, a causa del blocco degli scatti d’anzianità e del taglio dei fondi d’istituto. Basta leggere i dati ufficiali del MEF per averne la prova: la media retributiva del personale della scuola è passata dal 2009 a oggi da 30.570 a 28.343 euro.
Gli accordi scritti di Palazzo Vidoni del 30 novembre 2016, dai quali è passato più di un anno, spendono parole chiare sul piano giuridico ed economico e di esse rivendichiamo il rispetto. Il contratto deve riprendere il suo primato su materie come valorizzazione professionale, organizzazione del lavoro, salario accessorio, mobilità e formazione. Gli aumenti medi non devono essere inferiori a 85 euro mensili e occorre ridurre la distanza salariale a favore degli stipendi più bassi.
Se i patti e i tempi non verranno rispettati sarà inevitabile la mobilitazione.
Insieme a Cisl Scuola, Uil Rua e Snals Confasl abbiamo già fissato il primo appuntamento per giovedì 14 dicembre in piazza Montecitorio.